Mercoledì 9 Novembre 2022 - 21.00
Detenzione e diritti negati
la storia di Moussa Balde
Dialogo tra il fratello di Moussa, Thierno Balde, e il legale della famiglia l'avv. Gianluca Vitale, con interventi di Laura Martinelli, avvocato di ASGI che parlerà in generale dei Centri di Permanenza per i Rimpatri, e Lorenza Della Pepa dell'Osservatorio C.P.R. di Torino.
Domenica 23 maggio Moussa Balde 2021, un ragazzo di soli 23 anni, è stato trovato senza vita all'interno del C.P.R. di Corso Brunelleschi, a Torino. Le prime dichiarazioni delle forze dell'ordine riferiscono di un suicido tramite impiccagione, avvenuto utilizzando un lenzuolo. Moussa si trovava in isolamento nell'area dell'"ospedaletto", una zona utilizzata ufficialmente come area di isolamento sanitario, ma spesso di fatto utilizzata come luogo di isolamento punitivo. Ancora una volta, le circostanze della morte di una persona trattenuta all'interno nel C.P.R. sono poco chiare, così come le responsabilità.
Moussa era arrivato al CPR di Torino a metà maggio. Prima si trovava a Ventimiglia, dove, il 9 maggio, era stato brutalmente aggredito con calci, pugni e sprangate da tre persone, successivamente identificate, mentre chiedeva l'elemosina di fronte ad un supermercato.
L'attacco è stato ripreso e riportato da alcuni media, ed è difficile non scorgere nell'inaudita violenza con cui è stato perpetrato una motivazione dettata dall'odio razziale. Dimesso dall'ospedale dove era stato ricoverato per le gravi lesioni subite con una prognosi di guarigione di 10 giorni e scoperto irregolare sul territorio italiano, a Moussa è stato immediatamente notificato un decreto di espulsione ed è stato trasferito al CPR di Torino in attesa di rimpatrio.
Lì, dopo pochi giorni, Moussa si è tolto la vita.
Ancora una volta lo Stato si è rivelato cieco di fronte alle istanze e alle necessità dei più vulnerabili, ancora una volta ha prevalso il paradigma securitario, che vede in ogni straniero un nemico, rispetto all'attenzione per la vittima di un'azione odiosa come un pestaggio. In nessuna considerazione sono state tenute le esigenze sanitarie del giovane, come neppure il fatto che avrebbe potuto partecipare come parte offesa nel procedimento contro i suoi aggressori, per far valere i diritti che il nostro ordinamento dovrebbe garantirgli, quei diritti che forse neanche sapeva di avere.
Siamo stati posti di fronte all'ennesima dimostrazione dell'inadeguatezza della detenzione amministrativa attuata presso i Centri di Permanenza per i Rimpatri, che ancora, lungi dall'essere un mero "luogo di transito", si rivelano un luogo di punizione (si pensi alla stessa pratica dell'isolamento), inidoneo a gestire le esigenze basilari dei propri ospiti. Ospiti che, come nel caso di Balde Moussa e come nella maggior parte dei casi, avrebbero invece necessità di supporto medico e psicologico, oltre che umano
Quella di Moussa Balde è una storia tragica, ma non lontana da quella di tanti ragazzi e ragazze che raggiungono l’Italia cercando libertà e confidando in promesse che l’Europa non si dimostra in grado di mantenere.: chi arriva in Europa da “irregolare” si rende subito conto che il godimento dei diritti, anche di quelli fondamentali, è subordinato al possesso dei documenti.