Venerdì 18 Novembre 2016 - 21.30
CHIAMANO BINGO!
o della democrazia della speranza
Una produzione Sudatestorie Teatro Ricerca
di Christian Castellano e Enrico Seimandi
con Christian Castellano, Salvo Montalto, Giorgio Quarello
Spettacolo prodotto grazie al sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, alla consulenza del dr. Paolo Jarre e della dr.essa Marzia Spagnolo dell’ASL TO3
Ma chi l’ avrebbe mai detto che il numero estratto o grattato potesse avere un potere così grande tanto da determinare letteralmente la vita di milioni di persone? Chi avrebbe potuto dirlo? Forse nessuno, se non chi l’ ha inventato. La democrazia della speranza dà i numeri. Non si ferma mai. Il popolo fiducioso e disperato attende...come in un sogno, come in un incubo, come in un rito. Come un’ anestesia. Come su una giostra. Quasi mai ferma. In epoca di crisi aumenta, va sempre più veloce. Velocissima In una vertigine continua. CHIAMANO BINGO, CHIAMANO BINGO, CHIAMANO BINGO, CHIAMANO BINGO...
Chiamano Bingo! racconta l’introduzione del gioco d’azzardo in Italia, di come, all’improvviso, a partire dal 2004, sul territorio nazionale abbiano iniziato a moltiplicarsi esponenzialmente gli inviti a giocare: campagne pubblicitarie ammiccanti dell’AMS (Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato); slot machine diffuse capillarmente sul territorio (tabaccai, bar, sale apposite); incentivi economici per i comuni più accomodanti ad accogliere iniziative legate al gioco d’azzardo (emendamenti che promettono premi in denaro da ridistribuire alle giunte in misura proporzionale al numero dei punti di gioco presenti sul proprio territorio).
Chiamano Bingo! racconta anche l’altro lato dell’impresa d’azzardo, l’utente, l’individuo, la persona di fronte al terminale da gioco: un uomo in balia di forze oscure che gli si agitano intorno, come le politiche al turbo capitalismo e il marketing d’assalto, e forze contraddittorie che gli esplodono dentro: illusioni di grandezza, speranze smisurate, impulsi autodistruttivi.
MOTIVAZIONI
I Bingo, così come già prima i centri commerciali, colpiscono la nostra attenzione come luoghi della modernità perché non sono raccontati solo come posti in cui è possibile accedere a un servizio di un certo tipo, ma come spazi aperti all’incontro e alla socialità; questo almeno è quello che cerca di far credere certa pubblicistica foraggiata economicamente dai fornitori di questi servizi; in realtà non c’è niente di più triste, squallido e solitario, di una sala bingo: decine e decine di individui isolati dentro il mantra dei numeri che scorrono: una sorta di allucinazione collettiva.
I numeri dell’azzardo parlano chiaro: il fenomeno è in crescita, e le nuove applicazioni via internet sono così appetibili e friendly da accattivarsi già un alto numero di giocatori fra i minorenni (da un’ indagine condotta in Italia nel 2014 dalla Simpe - Società Italiana Medici Pediatri: sono 1,2 milioni i ragazzi sotto i diciotto anni che investono la paghetta tra lotterie e bingo on line).
METODO DI LAVORO
Per costruire questo spettacolo abbiamo lavorato lungo tre direttrici. Uno di noi, consegnandosi anima e corpo agli strumenti dell’antropologia esplorativa si è fatto assumere in una sala Bingo e vi ha lavorato per alcuni mesi: studiando e introiettando manie e tic, respirando quei fumi e quei veleni di speranza e disperazione, incontrando quante più persone possibile: ciniche, dabbene, normali, e altre passate di lì per caso.
Un altro di noi, a quell’epoca più topo da biblioteca, ha studiato la letteratura in materia: manuali di psicologia sulla dipendenza, articoli e ricerche che inquadrassero la politica italiana circa l’introduzione del gioco d’azzardo in Italia, e infine libri su pensiero magico, e numerologia tanto cari ai giocatori accaniti.
Tutti insieme poi abbiamo incontrato più volte i nostri referenti all’ Asl Torino 3, dipartimento “Patologia delle dipendenze”, dr. Paolo Jarre e dottoressa Marzia Spagnolo, da cui ci siamo fatti raccontare dei loro pazienti, delle loro strategie di cura, del ruolo della politica, delle fasce più a rischio, e a cui abbiamo posto un mare di domande per capire “come è possibile che una persona diventi dipendente da una macchinetta slot?”.
Infine la parte più emozionante è stata incontrare gli ospiti del progetto Sidecar, comunità residenziale destinata ai giocatori d’azzardo patologici. Agli ospiti di Sidecar abbiamo esposto la nostra idea di fare uno spettacolo che raccontasse sia il giocatore (con il proposito di non essere retorici ma sottolineando anche l’aspetto dionisiaco del gioco d’azzardo), e sia il sistema economico e politico che ha reso più facile cadere senza rete nella trappola delle slot.
prima e dopo lo spettacolo (ma non durante) si gioca per giocare all ZAC!
a carte, a risiko, a Bang!, a Taboo, a Dixit...
gioco vero contro il gioco d'azzardo!
in collaborazione con Libera