Venerdì 13 Ottobre 2023 - 21.00
Italia vuota
presentazione del libro con Filippo Tantillo
Venerdì 13 ottobre alle 21:00 lo Zac! di Ivrea ospita un incontro con Filippo Tantillo, autore di Italia vuota, un libro che fa il punto sull’abbandono delle aree interne e sulla loro necessaria rinascita.
Ci sono in Italia intere aree abbandonate, lasciate vuote con l’emigrazione di un numero enorme di donne e uomini, partiti per andare nelle città, per migliorare le proprie condizioni di vita.
Un fenomeno lungo almeno un secolo generato principalmente dall’industrializzazione che ha portato masse di contadini a diventare operai e cittadini.
Ma le città sono ancora i luoghi dello sviluppo e della emancipazione, così come hanno sperimentato i nostri nonni e i nostri padri?
E le zone di campagna, di collina e di montagna non rivestono, oggi, una nuova importanza alla luce dei cambiamenti climatici e della sempre più necessaria transizione ecologica?
I centri urbani nel mondo consumano più del 76% delle risorse naturali e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica. Bastano questi due dati per dirci che il modello che concentra la popolazione nelle città non funziona, o almeno non funziona più, e che tutte le zone marginali che credevamo fossero il passato, in realtà potrebbero essere il futuro.
Filippo Tantillo spiega nell’introduzione del suo libro che le aree interne sono riserve di fonti primarie ma lo sono anche di biodiversità, varietà di produzioni agricole e anche di peculiarità culturali. Tutte risorse importanti, la cui disponibilità può fare la differenza in termini di qualità della vita.
L’autore del libro con cui dialogheremo ha girato parecchie di queste realtà come ricercatore della Strategia Nazionale per le Aree Interne e in Italia Vuota racconta il suo viaggio attraverso le esperienze più significative. Sono esperienze che non vengono raccontate dai mass media, ma nella narrazione di Tantillo si scopre che sono luoghi e persone tutt’altro che immobili, così come rappresentiamo nel nostro immaginario la straprovincia Italiana.
I protagonisti delle storie sono “i traditi del benessere” che non subiscono inermi la post modernità e “sperimentano nuove economie”. Realtà di trasformazione che l’autore definisce e descrive una ad una in modo fluente e chiaro, attraversando lo stivale da Nord a Sud.
Ma per il Canavese e il Biellese possiamo parlare di aree marginali e di abbandono? Nella memoria comune è ancora forte l’immagine del passato Olivettiano e del più importante polo del tessile italiano insieme a Prato.
Eppure il fenomeno dell’abbandono ha riguardato e riguarda tutt’oggi le realtà montane e collinari del nostro territorio. Insieme all’invecchiamento della popolazione, si ha un calo demografico e una fuga dei giovani.
Anche nel Canavese e nel Biellese stiamo facendo esperienze significative che riportano le aree interne a un nuovo protagonismo, a una possibile rinascita. Si è iniziato a dare importanza al settore primario con una nuova generazione di giovani produttori sostenuti dalle famiglie attraverso innovativi canali quali i GAS, i mercati dei produttori, la vendita in azienda. Insieme hanno costituito una comunità del cibo attenta all’ambiente e alla salute.
Si sono attivate energie e nuovi protagonismi di cittadini attorno ai temi della cura e del sostegno alle persone fragili, all’accoglienza dei migranti, alla cura e alla manutenzione del territorio.
La pandemia ha prodotto il bisogno di un ritorno alla natura riaprendo un rapporto nuovo tra le città e i paesaggi naturali che le circondano. Il Cammino di Oropa ne è un esempio con una progressione impressionante di camminatori che lo frequentano, e le Amministrazioni della zona si stanno accorgendo delle potenzialità inespresse che abbiamo sul territorio.
Ma, come dice Tantillo, “non si vive di solo turismo”. Anzi perché funzioni il turismo lento come volano di ripopolamento e nuova economia bisogna che ci siano anche i servizi alla popolazione residente, che i paesi siano vivi, che i boschi e i sentieri siano curati.
Abbiamo intrapreso un percorso di scoperta e valorizzazione di ciò che avevamo abbandonato, scegliendo, consapevolmente o no, di risolvere così alcune delle criticità dei nostri tempi.
E’ necessario sostenere i servizi che ci sono, riportare quelli che non ci sono più, inventarne di nuovi, insomma avviare nuove iniziative pubbliche e private che siano coordinate e integrate.
E’ la creazione di una strategia, un lavoro politico complesso ma necessario. Serve tutta l’esperienza di persone come Tantillo per orientarci.
Il 13 ottobre alle 21:00 allo ZAC! di Ivrea, presso il Movicentro in via Dora Baltea, discuteranno con Filippo Tantillo Nevio Perna di Legambiente e Ettore Macchieraldo dell’Associazione Movimento Lento.
Una occasione di confronto e per scoprire e conoscere le storie della ricerca di soluzioni alla policrisi, ovvero al sommarsi di più crisi: climatica, sociale, economica e politica.
Se il ritorno nelle aree interne sarà compiuto in modo consapevole allora non diventerà una chiusura, un nuovo Medioevo, bensì realizzerà un nuovo equilibrio in cui il prendersi cura di ciò che abbiamo dimenticato migliorerà le condizioni di vita di tutti.
Potrebbe essere un nuovo Rinascimento, stavolta non urbano ma diffuso sul territorio, che segnerà un rapporto di scambio e reciprocità tra città e campagna.