Sabato 14 Gennaio 2017 - 16.30
IL CASO FAIRPHONE
Esiste un'informatica pulita e giusta?
Verrà affrontata una delle domande piu' difficili quando ci si trova di fronte a delle scelte in ambito tecnologico: esiste un'informatica buona, pulita, e giusta?
Un'informatica buona è progettata per fornire agli esseri umani una interazione e un'esperienza piacevole. Tiene in considerazione i limiti umani e ci aiuta nel portare a termine compiti che sono per noi noiosi e poco piacevoli. E' accessibile anche a persone anziane o con forme di disabilità.
Aiuta a trovare un giusto equilibrio tra tempo di lavoro e tempo libero, non ci spinge a stare sempre connessi. Espone con onestà anche i limiti della tecnologia, spiegando i rischi legati all'uso improprio dei social network e all'inaffidabilità del software. Nei luoghi di lavoro, un'informatica buona viene introdotta coinvolgendo le persone coinvolte nella progettazione dei sistemi che useranno.
Un'informatica pulita minimizza l'impatto sull'ambiente e sulla SALUTE degli esseri umani. Da una parte ci può far risparmiare energia e inquinamento, dall'altra essa stessa genera prodotti nocivi nella produzione, nel consumo e nello smaltimento alla fine della loro vita. Ormai la CO2 prodotta dall'informatica legata ai consumi elettrici dei dispositivi nelle nostre mani, della rete, e dei centri di elaborazione, è paragonabile a quella delle linee aeree.
Un'informatica pulita prevede fin dalla progettazione il riciclo e riuso dei materiali contribuendo così ad affrontare uno dei principali problemi ambientali: la gestione dei rifiuti elettronici. Un riflessione critica sugli stili di vita che impongono di cambiare dispositivo elettronico ogni pochi mesi, contribuiranno sicuramente a migliorare la sostenibilità a lungo termine dell'informatica stessa.
Un'informatica giusta è rispettosa dei diritti umani, della sicurezza e della salute dei lavoratori lungo tutta la catena di produzione. La difficoltà principale risiede nel fatto che la rete di fornitori coinvolti in questa catena è molto ampia e complessa, e proprio per questo spesso poco trasparente.
Solo recentemente sono emerse le condizioni di lavoro nelle fabbriche elettroniche del Sud-est asiatico e le discussioni sui diritti dei lavoratori.
Un'informatica giusta contribuisce all'innovazione dell'economia e della società e il suo potenziale si esprime al massimo quando i formati e gli standard sono aperti. Ormai abbiamo esempi storici come il software libero o lo stesso protocollo dell'Internet.
Il termine Slow Tech include le tre dimensioni di una tecnologia buona, pulita, e giusta.
Nell'incontro verrà analizzato il caso di studio Fairphone. Un'impresa sociale fondata nel 2010 a Amsterdam con l'obiettivo di contribuire alla costruzione di un movimento per una tecnologia più giusta, a partire dallo smart-phone: un "fairphone".
Una trentina di persone SI sono messe insieme per lavorare all'impresa adottando un approccio di assoluta trasparenza nei confronti dell'intera catena dei fornitori, dalla provenienza dei minerali usati, alla progettazione, alla produzione e all'intero ciclo di vita, inclusa la gestione dei rifiuti elettronici.